Basta un poco di zucchero e la pillola va giù

mary_poppins_150x113Era il 1 aprile 2010, quando entrava in commercio in Italia la pillola abortiva RU486 distribuita dalla Nordic Pharma. La RU è l’alternativa farmacologica all’interruzione di gravidanza con metodo chirurgico.
“L’aborto facile, breve ed indolore” l’hanno definito. Abbiamo intervistato il prof. Giuseppe Noia, esperto in diagnosi prenatale presso il Policlinico Gemelli di Roma.

Prof. Noia, gli studi prenatali ci mostrano oggi verità prima nascoste sullo sviluppo e autonomia dell’embrione fin dal concepimento. Alla luce di tutto questo, può darci una definizione di gravidanza?
L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la gravidanza “l’inizio di una vita umana dall’impianto dell’embrione nell’utero materno”. Questa è una contraddizione grandissima. La gravidanza inizia con il concepimento e non con l’impianto. Dal concepimento si ha l’inizio di una vita umana autonoma, individuale e unica.

L’aumento della mentalità contraccettiva, natale contrastare il tasso di abortività, paradossalmente ha portato un aumento anche degli aborti praticati. L’aborto viene considerato addirittura come l’ultimo dei contraccettivi. Conferma questo dato?
Assolutamente si. C’è una continuità tra la mentalità contraccettiva e l’aborto. In Italia nel 1978 i consultori si proponevano di diffondere la mentalità contraccettiva, per poter ridurre il numero degli aborti volontari. In Italia dopo quarant’anni risulta che nelle regioni in cui è più diffusa la mentalità contraccettiva, come Puglia, Umbria e Liguria, i tassi di abortività sono tra i più alti in Italia.

giuseppe_noia_200x230Si sente molto parlare di “contraccezione d’emergenza. Cosa si intende esattamente con questo termine?

La contraccezione di emergenza si riferisce, in particolar modo, alla pillola del giorno dopo. Definirla in questo modo non è veritiero:
la pillola non è contraccettiva ma abortiva. Inoltre se per emergenza si intende la nascita di un bambino, onestamente penso non sia un’emergenza. È la mentalità antinatalistica contraccettiva che vede il cosiddetto rapporto a rischio, ed il bambino una emergenza a cui rimediare.
Una volta un bambino era considerato un dono. Le donne oggi passano metà della loro vita a cercare di non avere figli, e metà della seconda a cercare di averne a tutti i costi. Questo atteggiamento è tipico di una mentalità autoreferenziale: si pensa di fare della vita un elemento di affermazione egoistica.
La richiesta della pillola del giorno dopo, è l’unico caso in cui una donna si auto prescrive un farmaco e costringe il medico a doverlo dare, senza permettere a piano che il medico possa fare il suo lavoro abituale, cioè quello di verificare se un farmaco si possa prescrivere oppure no.
Non si possono prescrivere farmaci su indicazione dei pazienti.

Dicono che la pillola del giorno dopo blocca l’ovulazione e che quindi non è un abortivo. È vero?
Solo nel 22% il Levonorgestrel funziona come antiovulatorio. Il problema non è solo sull’azione. È chiamata pillola del giorno dopo perché si assume dopo un rapporto sessuale “a rischio”. Se tutti sapessero antiovulatoria la prenderebbero il giorno prima. Dopo un rapporto definito a rischio l’efficacia abortiva di questa sostanza entro le 24 ore è altissima. Per efficacia si intende impedire che il concepimento già avvenuto vada avanti. Man mano che ci allontaniamo dalle 24 ore, questa efficacia diminuisce. E non diminuisce l’effetto antiovulatorio, ma l’effetto abortivo, perché il bambino con il passar del tempo prende sempre più contatto e radici in quello che è il processo di autonomia e di espressone della gravidanza. Se fosse soltanto antiovulatoria la sua efficacia, dovrebbe avere la stessa capacità anche dopo 24-48-72 ore. Invece non è così.

L’uso della contraccezione d’emergenza è sempre più diffusa tra i giovanissimi che mostrano di vivere una sessualità sempre più promiscua e di avere poca consapevolezza del valore della vita.
Certo. Molti giovani vengono falsamente indottrinati di poter vivere una sessualità senza responsabilità. Invece come tutte le cose che hanno
un valore, vanno custodite. La giustizia è un valore ad esempio. La si difende e laddove ci sono delle ingiustizie le si combattono. C’è tutta
un’attività valoriale che va verso la difesa di questi valori. La sessualità è un valore come la giustizia. Anche la sessualità va difesa. Bisogna
informare i giovani. Non esiste una sessualità libertina, e questo bisogna dirlo senza paura di apparire moralisti e retrogradi. Accanto ad ogni
valore c’è una responsabilità e non ci si può svendere mille volte con mille persone differenti. Questo non è solo un criterio morale.

Questa condotta può portare conseguenze sulla salute e il benessere dei ragazzi?
Questo modo di vivere la sessualità sta portando un aumento delle malattie a trasmissione sessuale di cui alcune sono addirittura mortali
come l’HIV o per le ragazze l’infezione da Papilloma Virus che porta nel tempo ai tumori del collo dell’utero. ma c’è un altro aspetto non trascurabile causato dalla promiscuità e dalla precocità dei rapporti sessuali come problemi di sterilità nell’uomo e nella donna.

La pillola abortiva RU486 è l’alternativa chimica al metodo chirurgico. Qual è la sua finalità?
La finalità è quella di privatizzare l’evento abortivo. ma come in tutti gli aspetti della contraccezione c’è una menzogna sotto. La RU486 impedisce al progesterone, l’ormone della gravidanza, di svilupparsi, pertanto attraverso questo escamotage biologico, si giunge alla morte del bambino. La donna poi assume una seconda pillola, una prostaglandina che espelle il bambino morto fuori dall’utero della madre. Dalla combinazione di questi due composti nasce quello che viene definito l’aborto chimico che ha dei risvolti gravissimi per la donna, soprattutto per la sua salute fisica e psicologica.

Ci sono rischi per la donna?
Assolutamente si. una gravissima problematica di cui non parla quasi nessuno è quella dei decessi dopo aborto farmacologico.

Sono circa 28 le donne che sono morte dopo l’assunzione della RU486. la cosa terribile è che vengono resi aggressivi dei germi che normalmente sono presenti nelle vie genitali femminili, in particolare modo il “clostridium sordelli”. Questo è un germe che generalmente vive nelle vie genitali femminili senza essere patogeno, ma dopo l’assunzione di queste sostanze diventa aggressivo e la donna muore in una condizione di setticemia, di sepsi senza avvertire che sta morendo, perché è una setticemia senza febbre.

Lucia Del Beltempo
“Punto Famiglia” giugno 2011

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